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Protezione di ex prigionieri inglesi

Durante il secondo conflitto mondiale furono fatti prigionieri dai nazifascisti in Italia e rinchiusi in campi di internamento circa 50.000 soldati inglesi. Molti di questi, detenuti nel campo 53 di Sforzacosta e nel campo 59 di Servigliano, ne fuggirono dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 dirigendosi verso le colline del maceratese. Qui chiesero informazioni e ricovero per una notte in case coloniche isolate. Nonostante le difficoltà linguistiche, la paura reciproca, i reciproci pregiudizi, nella maggior parte dei casi i fuggiaschi ebbero risposte superiori alle aspettative: furono convinti a nascondersi subito nelle case rurali, a tempo indeterminato. Le condizioni economiche e sociali dei contadini erano particolarmente difficili: intere famiglie, composte da molti membri, vivevano in case piccole e malsane, dovevano consegnare gran parte dei raccolti al proprietario dei fondi e all’ammasso, erano spesso colpite dalla pellagra, chiaro indice dell’estrema povertà dell’alimentazione, avevano vestiario scarso e inadatto a proteggerle dal freddo. Tutto ciò non impedì loro di agire con coraggio, generosità e solidarietà resistendo a promesse e minacce. Infatti per ogni prigioniero inglese consegnato le autorità promettevano la liberazione di un italiano prigioniero in Germania, oppure 1.500 lire o generi vari tra cui il sale, molto importante per combattere la pellagra. Venivano promessi beni di prima necessità o denaro anche solo per informazioni su prigionieri evasi. Non pervenendo spiate o consegne di ex prigionieri, i nazifascisti passarono alle maniere forti, con manifesti e volantini lanciati da aerei in cui si assicurava l’incendio della casa, la requisizione del bestiame e di beni vari e persino la condanna alla fucilazione per chi avesse ospitato i fuggiaschi.

Pietro Santini, noto pubblicista di Loro Piceno, scrive su “La Provincia Maceratese” del 9 maggio 1945: “Nelle campagne del nostro comune dall’8 settembre 1943 al giugno 1944 sono stati ospitati, nutriti e assistiti affettuosamente oltre 500 ex prigionieri inglesi. Perciò una spedizione punitiva della milizia repubblichina di Macerata raggiunse la contrada Appezzana dove un nostro contadino fu bastonato, parecchi tradotti alle carceri di Macerata, compresa una ragazza diciottenne e ad un altro furono incendiati tutti i pagliai”.

Ciononostante, continua Santini, “d’accordo con i proprietari i nostri bravi mezzadri non hanno mai smesso di prodigarsi in tutti i modi a favore degli sventurati ospiti specialmente per quelli costretti in letto da malattia”. Lui stesso, unico farmacista del paese, continuamente inviava vestiario, materiale sanitario, medicine, notizie e incoraggiamenti tramite una suora. Continua l’articolo citato: “Nel clima famigliare nuovo, gli inglesi si adattarono al cibo nostrano e ai lavori campestri”. Nella tragica e complessa situazione bellica, nacquero da doti umane innate, da sensibilità, da conoscenza reciproca rapporti interpersonali autentici e profondi di stima e di affetto ed in particolare un sentimento di gratitudine che molti prigionieri testimoniarono in seguito ai loro cari e alle Autorità chiedendo di compensare le famiglie per l’ospitalità data loro. Chi fu in grado di farlo, volle dare subito un valido aiuto nei lavori agricoli, cercando di ricambiare, come poteva, la generosità delle famiglie e in particolare delle donne che furono spesso le prime a spingere per l’accoglienza assumendosi un maggior carico di fatica domestica.

In questo clima si sviluppano anche altri sentimenti: nell’articolo già citato infatti troviamo la notizia del matrimonio, avvenuto nella chiesa di Santa Maria, tra l’inglese James Holland di 25 anni, ospitato dalla famiglia Ciarlantini e Maria Ciarlantini di 17 anni, alla presenza di altre due coppie di sposi anglo-piceni provenienti da paesi vicini, festeggiati poi da “molto popolo” nella vasta sala del Municipio.

In un altro articolo del 10 agosto 1947 Pietro Santini scrive che i due sposi hanno avuto a Londra “un biondo anglo piceno” e racconta della visita a Loro Piceno di altri due ex prigionieri: Robert Thurgood e Robert Farrage alla famiglia Martorelli che li aveva ospitati per 8 mesi nel 1944.

Si ha notizia anche di varie visite di John Ironmonger e poi di sua figlia Elisabetta e dei suoi nipoti alla famiglia Pinciaroli che ha ospitato per 13 mesi l’ex prigioniero.

Ci piace sottolineare un significativo particolare: il matrimonio dei giovani Holland-Ciarlantini fu celebrato il 25 aprile 1945 (successivamente dichiarata Festa Nazionale della Liberazione) e fu Pietro Santini, antifascista perseguitato per tutto il ventennio, a pronunciare il discorso augurale agli sposi inneggiando alla vittoria degli Alleati e mettendo in luce il valore della pace, della solidarietà e di una già avviata ricostruzione morale e materiale.

                                                         SIMONETTA SANTINI

                                                         MARIADONATA BRACCI

Fonti

  • “La Provincia Maceratese” del 9 maggio 1945 e del 10 agosto 1947
  • Archivio Simonetta Santini
  • Testimonianze orali

Ex prigionieri inglesi