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Ironmonger John Derrick

Nacque il 21 agosto 1919 a Blackheath, Londra. Frequentò il collegio Kings School, a Bruton nella contea di Somerset.

Dal collegio fu richiamato direttamente al Royal Artillary all’eta di 17 anni, e fece l’addestramento e la formazione a Londra e Kent.

Nel gennaio del 1939 fu mandato in India.  

Nel settembre del 1940 partì per il fronte in Egitto dove fece parte del ‘North Africa Campaign’. Appartenne al corpo del Royal Artillary 8th Army, 25th Field Regiment.   La sua posizione era ‘Lance Bombardier'(lancia bombe).

Dopo la battaglia di Tobruk fu fatto prigioniero il 28 agosto 1942, e portato a Brindisi.  Da li passò al campo di Benevento (PG65) prima di entrare nel campo a Sforzacosta (PG53) nel settembre del 1942, trasportato insieme ad altri compagni, probabilmente, con camion militari.

La sua fuga dal campo Sforzacosta avvenne il 15 settembre 1943. Dopo aver girovagato per le campagne circostanti, trovò ospitalità e rimase nascosto presso la famiglia Pinciaroli di Loro Piceno dal settembre 1943 – ottobre 1944.

Nell’ottobre del 1944 fece ritorno in Inghilterra.

Dopo aver trascorso alcuni mesi in casa con i suoi genitori a Salisbury, trovò lavoro presso un’azienda agricola vicino a Basingstoke.  Nel 1946 incontrò Sylvia Giddings, la quale divenne sua moglie nel marzo del 1948.

Nel 1949 nacque Elizabeth e nel 1953 nacque il figlio Robert.

E’ morto il 2 marzo 1986, a causa del cancro.

Ecco la testimonianza, scritta personalmente da Elisabetta Ironmonger, sull’accoglienza al padre John, prigioniero inglese fuggito dal campo di internamento, da parte della famiglia Pinciaroli, raccolta da Maresa Cecchi.

Al Comune di Loro Piceno e ai suoi buoni cittadini…

Nel settembre 1943, dopo la firma dell’armistizio, mio padre (un soldato inglese) John Ironmonger con tanti altri è potuto uscire dalla prigione di guerra a Sforzacosta dopo circa un anno di carcerazione. Non avevano niente, erano magri e affamati, non sapevano dove andare e soprattutto avevano molto paura.

Così, mio papà e due compagni, si trovavano svagando per i campi vicino a Loro Piceno quando avevano la fortuna di essere trovati da un contadino, Luigi Pinciaroli, insieme al suo figlio, Mario.  Subito Luigi li ha portati a casa.  Sua moglie, senza esitare, ha detto che per forza dovevano ospitarli perché <questi poverini avevano una madre da qualche parte>. I compagni di papà sono stati mandati a due altre famiglie vicino, ma lui è restato da Luigi.

Gli hanno dato il letto più comodo, trattandolo come un figlio.  Naturalmente erano poveri, non avevano molto, ma hanno condiviso tutto con lui.  Lui aiutava sulla fattoria nei campi e con le bestie, i quali abitavano nelle stalle sotto casa, ma faceva anche parte dei partigiani. Ha imparato l’italiano (con l’accento marchigiano).  Mi raccontava che si mangiava bene ma semplicemente, tutto era fatto in casa e la signora cucinava in un calderone sul fuoco.  Lei faceva la pasta in casa e mio padre si ricordava la pasta stesa sui letti ad asciugare.  Visto che non avevano il caffè, tostavano l’orzo.  Un giorno Luigi era incaricato di infilare il pane nel forno perché la signora era uscita.  Lei faceva sempre il segno della croce prima di infilarlo per farlo lievitare bene, ma papà gli ha detto che non avrebbe fatto nessuna differenza e lo ha sfidato a non farlo.  Luigi ha risposto che lui aveva ragione ed era d’accordo, ma quando pensava che papà non stava guardando, è ritornato a fare il segno della croce sopra il pane.  Era un rischio troppo grande!

Mio papà è rimasto nascosto così per circa nove mesi prima di poter ritornare in Inghilterra.  Parlava sempre con molto affetto dell’Italia e il suo soggiorno a Loro Piceno, si scrivevano ogni tanto le lettere ed è ritornato a trovare la famiglia più di una volta.  Grazie a lui me ne sono affezionata anche io e ho scoperto la bella campagna delle Marche.

E’ difficile trovare parole giuste per ringraziare questa brava famiglia per il loro coraggio e gentilezza.  Però da questa bruttissima e dolorosa esperienza, più terribile che noi oggi possiamo immaginare, per me è nata una bella amicizia sia con loro che con i suoi vicini di casa, la famiglia Cecchi.  Ci sarà sempre un posto nel mio cuore per Loro Piceno e i suoi bravi cittadini”.

“Lui non parlava molto delle sue esperienze della guerra..….So anche che non hanno sofferto tanto nel campo di Sforzacosta, le giornate erano piuttosto noiose e lunghe perchè i prigionieri non avevano niente da fare.  Alla fine sono riusciti a fuggire dal campo abbastanza facilmente.

Sempre seguendo una carriera in agricoltura, è stato scelto per il posto di Manager dell’azienda di Lord Shaftesbury nella contea di Dorset, un’azienda di circa 2000 ettari, con boschi, campi di grano, vacche, pecore e galline.  Ha cominciato questo posto nel 1953 ed è rimasto là fino alla pensione nel 1985.

Durante il suo percorso di carriera lui è diventato ben conosciuto e stimato per la sua competenza nel campo dell’agricoltura.  L’azienda vinceva parecchi premi, per esempio migliori raccolti di orzo/grano, primo premio per le pecore o un toro.  Attendeva sempre riunioni e conferenze relative per migliorare i metodi e la sua conoscenza di sua materia.  La sua passione preferita era di cavalcare.  Avevamo sempre un cavallo nella stalla, e mi ha insegnata a montare quando avevo 5 anni.”

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