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La ferratura e lo sgabello

Mario Graziosi, di origini loresi, ha raccolto una preziosa collezione di oggetti, strumenti, ricordi che ci rendono vivi usi, costumi, credenze, abilità, saperi del nostro mondo rurale, riportandoci anche ad una cultura del risparmio e del riuso tanto colpevolmente abbandonata.

La ferratura.

La ferratura è una pratica utilizzata per la protezione dello zoccolo dell’equino o del bovino. Tale pratica si avvale dell’uso di particolari appendici metalliche modellate in base alla morfologia dello zoccolo e fissate con chiodi.

Si hanno quindi ferri per cavalli, per muli o asini e per bovini; per questi ultimi i ferri chiamati “pianelle ” si applicano solo nel caso in cui l’animale viene utilizzato per lavoro (traino di carri, aratri ecc..) ma ormai l’utilizzo dei bovini come animali da lavoro è del tutto abbandonato.

Lo sgabello costruito riciclando un giogo per buoi.

La particolarità di questo sgabello sta nella tradizione o meglio nella superstizione legata al ri-uso del giogo che veniva utilizzato per attaccare l’aratro ai buoi.

Mario Graziosi ricorda che quando si rompeva un giogo (evento raro in verità) questo non poteva essere bruciato o buttato, ma lo si doveva assolutamente riciclare e sin qui nulla di speciale; la cosa si tinge di tinte fosche, quasi come in un racconto di Edgar Allan Poe, quando Graziosi narra che la pena per il mancato riuso era la morte del più vecchio della famiglia dopo lunga tribolazione.

Nelle immagini che seguono si può ammirare uno sgabello costruito riutilizzando un giogo da buoi.

Luigi Mochi