Agostino Mariani è un lorese ucciso a diciannove anni a Milano dove prestava servizio come carabiniere.
Un ragazzo sfortunato, orfano molto presto dei genitori, ma amato da tutto il paese perché “mite e buono”, “obbediente”, “impegnato negli studi con costanza e abnegazione”, “con forte senso del dovere” (dalla stampa dell’epoca-ndr).
Un giovane, catapultato dal destino in una città che attraversa uno dei momenti politici più tumultuosi del primo dopoguerra.
La sua morte ha avuto un enorme risonanza nazionale, tutti i giornali ne hanno parlato per giorni e i suoi funerali sono stati seguiti da migliaia di persone. Una vittima innocente cui non è stata resa giustizia: non è mai stata accertata la verità sulle responsabilità della sua uccisione.
Alla data del 25 aprile 1948, in Italia, il governo che esercitava le sue funzioni era il IV governo De Gasperi retto dalla Coalizione politica: DC – PLI – PSLI – PRI.
La Democrazia Cristiana di De Gasperi aveva vinto con il 48,5%. Infatti pochi giorni prima, il 18 aprile, si erano svolte le prime elezioni politiche dell’Italia repubblicana. L’allora Ministro dell’Interno, Mario Scelba, aveva vietato le commemorazioni all’aperto nel giorno della ricorrenza della Liberazione e l’uso in pubblico di uniformi o divise. Contemporaneamente il D.Lgs. 20 aprile 1948, n. 322 dichiarava Festa Nazionale il 25 Aprile, in quanto terzo anniversario della totale liberazione del territorio italiano: “A celebrazione del terzo anniversario della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1948 è dichiarato Festa Nazionale”. Due norme governative in evidente contrasto. Il 25 aprile del 1948 l’Anpi e i partiti della sinistra non furono d’accordo sul divieto di commemorazioni all’aperto e raccolsero la sfida, disobbedendo a Scelba il quale aveva permesso unicamente l’omaggio ai caduti così il 25 aprile, a Milano, si assisté alla posa della prima pietra, da parte del sindaco socialista Antonio Greppi, del monumento ai caduti partigiani. Successivamente circa cinquantamila cittadini si radunarono al Castello Sforzesco, dove, dopo il sindaco, presero la parola i vicecomandanti del Corpo Volontari della Libertà, Luigi Longo e Ferruccio Parri. Longo salutò a nome dell’ANPI le vedove, gli orfani dei Caduti, i partigiani, i patrioti e i lavoratori insorti per salvare le fabbriche.
In questo contesto si inserisce drammaticamente la vicenda del carabiniere Agostino Mariani, ucciso in servizio a Milano il 25 aprile 1948.
Agostino Vincenzo Mariani nacque a Loro Piceno nel dicembre del 1929 da Luigi e Enrica Fusari. Visse a Loro Piceno, in Vicolo Belvedere, fino a 10 anni circa. Il giovane rimase orfano di padre all’età di sette anni e di madre a dieci anni. Si trasferì, nel 1940, nel comune di Pollenza in contrada Campetella. Nella stessa Pollenza, frequentò la scuola presso l’orfanotrofio maschile “Rocco Olivieri” eretto su volontà testamentaria, nel 1870. Tale orfanotrofio faceva capo alla Federazione Provinciale di Macerata “Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e dell’Infanzia”. Si arruolò quale volontario nell’Arma dei Carabinieri e venne trasferito in territorio milanese. Alla data del 25 aprile 1948 lavorava da alcune settimane a Milano, mentre, da un anno, apparteneva al Corpo. La ricostruzione dei fatti del 25 aprile 1948 ci perviene dalle notizie di alcune testate di quotidiani, dai discorsi pubblici registrati e da filmati.
Il 25 aprile del 1948, il sindaco di Milano, Antonio Greppi pronunciò il seguente discorso: «si vorrebbe che il loro sacrificio restasse semplicemente inciso sulla fredda pietra delle lapidi e dei cippi mortuari. Il culmine di questo tentativo contro la Resistenza è consistito nella pretesa che la ricorrenza della liberazione fosse ricordata in locali chiusi a porte chiuse, come si ordina per gli spettacoli immorali. Ma la commemorazione dell’insurrezione non si lascia rinchiudere tra le quattro pareti di un locale. Il 25 aprile è stata l’insurrezione di tutto un popolo. La sua commemorazione è festa di tutto un popolo. Si è voluto circondare questa assemblea di armati e di carri armati, quasi che qui ci fosse un’accolta di banditi e non di patrioti, di gente che minaccia la Repubblica e non di gente che la Repubblica e la libertà ha conquistato e intende presidiare e difendere…. Non saranno gli sbarramenti di agenti e di armati che riusciranno a separare i partigiani e i patrioti dal popolo».(1)
Luigi Longo ricordò ai partigiani il divieto di indossare le loro divise e annodare al collo i fazzoletti rossi e pronunciò : «…Ma chi può sentirsi offeso, chi può sentirsi minacciato, vedendo sfilare i partigiani che commemorano la loro vittoria? Soltanto coloro che ieri furono contro i partigiani, coloro che ieri calpestavano la libertà e la dignità del popolo italiano. A chi vuole privarci delle libertà conquistate e sancite solennemente dalla Costituzione, rispondiamo che oggi come allora, senza cartolina precetto e senza autorizzazione, noi ci leviamo a difesa della liberà del popolo…».(2)
Subito dopo i discorsi si formarono due cortei, uno diretto a Piazza Conciliazione, mentre un’altra parte dei manifestanti si diresse verso piazzale Loreto, per deporre dei fiori presso il Cippo dei 15 Martiri, eretto nel 1945. Lungo il percorso la polizia intervenne ripetutamente, ma i manifestanti resistettero. Si assistette ai primi scontri e si registrarono i primi feriti.
Il Corriere della Sera di Milano descrive gli avvenimenti di quel giorno: “Dopo il comizio di Greppi, Longo e Parri in largo Cairoli, i comunisti decisero di sfondare il cordone delle forze dell’ordine per raggiungere in massa piazzale Loreto. Un proiettile colpì al cuore Angelo (Agostino n.d.r.) Mariani, da poche settimane in servizio. Erano trascorsi tre anni dalla Liberazione, ma per alcuni la guerra non era ancora finita.” ….“Un cordone di carabinieri aveva intanto bloccato l’accesso a via Dante alla folla dei manifestanti che si voleva dirigere verso piazza Duomo per poi raggiungere piazzale Loreto, per deporre corone di fiori sotto la stele dei partigiani caduti del 10 agosto 1944. Non erano ancora le 17, un folto gruppo di comunisti si radunò attorno ai marciapiedi verso via Camperio, quando partì un colpo di pistola”.(3)
Il colpo partì da una Beretta calibro 7,65 e raggiunse al torace Agostino Mariani. I manifestanti spararono altri colpi, uno di essi raggiunse la manica di Antonio Di Dato maggiore dei carabinieri il quale rimase illeso.
Ai colpi dei manifestanti seguirono quelli in aria dei carabinieri con lo scopo di disperdere la folla.
Subito Agostino fu soccorso e portato all’ospedale di Niguarda dove morì poco dopo. La salma fu poi trasferita alla caserma di via Moscova, dove fu allestita una camera ardente. I funerali del giovane militare si svolsero a Milano il giorno 27 aprile, nella chiesa di Sant’Angelo dei Frati Minori, in via della Moscova. Un corteo funebre di migliaia di persone attraversò la città prima di raggiungere il cimitero Monumentale dove doveva procedersi all’inumazione. Al corteo parteciparono vigili urbani, carabinieri, i reparti in armi di tutti i corpi militari di stanza a Milano, rappresentanze del governo, il prefetto, il questore e rappresentanze civili. Attorno al feretro si strinsero i cugini arrivati da Loro Piceno: Pietro Fusari e Ada Taccari.
Alla notizia della morte del giovane carabiniere il comune di Loro Piceno, nella persona del sindaco Lorenzo Emiliozzi, si adoperò affinché la salma del carabiniere fosse traslata nel suo paese natale approntando solenni funerali. Il sindaco fece affiggere per le vie del paese il seguente manifesto ”Municipio di Loro Piceno- Con grande dolore partecipo al paese la morte del concittadino Agostino Mariani, mite e buono, tragicamente ucciso ieri in Milano a soli diciotto anni di età, nell’adempimento del suo dovere militare. Onore alla sua memoria – Loro Piceno 26 aprile 1948 – Il sindaco: Lorenzo Emiliozzi”.
Il sindaco, inoltre, inviò alla Legione dei carabinieri di Milano, un telegramma contenente il seguente messaggio: “Interprete sentimenti popolazione prego consentire desiderio parenti per trasporto questo comune, salma Carabiniere Mariani Agostino”.
Il giorno 9 maggio 1948 giunse a Loro Piceno la salma del carabiniere Agostino Mariani. Nella chiesa di San Francesco fu celebrata una solenne cerimonia funebre. La bara fu coperta di fiori freschi, ai lati fecero servizio d’onore quattro carabinieri in grande uniforme da parata. Le vie furono imbandierate a lutto, mentre dalle finestre di ogni casa piovvero fiori sulla bara portata a spalla dai carabinieri. Le esequie furono celebrate da Monsignor Francesco Morbiducci, la musica fu eseguita dalla cappella, diretta dal Maestro Ugo Valentini.
Furono presenti i parenti del defunto, numerose personalità militari, il prefetto, i sindaci di Loro Piceno e di Macerata, il questore, il procuratore della Repubblica, il pretore di San Ginesio, il tenente della guardia di finanza, il consiglio di amministrazione delle Istituzioni Cura e Ricovero di Macerata , il direttore dell’orfanotrofio dove fu alunno Agostino Mariani.
Oltre tutte le autorità su ricordate presero parte all’ accompagno: gli alunni dell’asilo e quelli delle scuole, i rappresentanti del municipio e quelli della Cooperativa Riscatto, i soci del CRAL, quelli del Circolo San Liberato e del Corpo Filarmonico Comunale e una folla interminabile.
Il feretro fu accompagnato dalla locale banda musicale. La bara fu deposta nel civico cimitero di Loro Piceno dove si trova tutt’oggi. Sulla lapide si legge: ”EBBE PER LEGGE IL DOVERE – LA DEDIZIONE SPASSIONATA ALLA PATRIA – LA FEDELTÀ ALLE TRADIZIONI DELLA SUA ARMA – CADDE IN CONFLITTO A 19 ANNI”.
Il 10 maggio arrivò al Sindaco questo telegramma: ”A nome dell’Arma tutta ringrazio la cittadinanza di Loro Piceno per onoranze rese al Carabiniere Mariani Agostino e per sentimenti di solidarietà e ammirazione che a mezzo Vossignoria ha voluto esprimere all’Istituzione. Comandante Generale De Giorgis”.
L’anno successivo alla morte del carabiniere Mariani la popolazione e il Comune vollero affissa nel loggiato comunale una targa marmorea a ricordo : “ Al concittadino Agostino Mariani – carabiniere – fiorente giovinezza serenamente immolatasi – al trionfo dell’ordine – che la libertà fa civile – Municipio e popolo posero – MCMXLIX”
L’uccisione del Carabiniere Mariani è sempre rimasta senza un colpevole. I sospetti inizialmente caddero su due nomi: Rossetti e Mazzorati, poi sul gruppo della «Volante Rossa» della sezione di Lambrate, che prestava servizio d’ordine durante le manifestazioni.
Resta un omicidio, irrisolto come altri, del dopoguerra a Milano.
A seguire vengono riportate le trascrizioni degli articoli pubblicati da varie testate giornalistiche
Dal quotidiano nazionale La Stampa di Torino
I sanguinosi incidenti di Milano
26 aprile 1948
“Gravi incidenti — come è noto — hanno turbato ieri la manifestazione milanese del 25 aprile: nei tafferugli sorti, fra dimostranti e forza pubblica, il carabiniere Agostino Mariani è stato ucciso con un colpo di rivoltella, mentre altri due militi sono stati feriti a sassate, Tra i manifestanti si hanno pure a lamentare cinque feriti. Solenni onoranze saranno tributate alla salma del caduto, che dall’ospedale di Niguarda è stata trasferita alla caserma di via Moscova, dove è stata allestita una camera ardente, nella quale prestano servizio d’onore in grande uniforme quattro carabinieri al comando di un ufficiale. La bara si è andata ricoprendo di fiori, deposti dai commilitoni della vittima, del dovere, ai quali si sono aggiunte numerose corone di autorità civili e militari, fra cui spiccano quelle del capo della polizia e del questore di Milano. La salma è stata visitata dal generale Muzzolo, dei carabinieri, e dal questore di Milano. Anche la « Celere » ha voluto esprimere la solidarietà delle forze di polizia all’arma dei carabinieri inviando una rappresentanza a deporre una corona. Domattina alle nove, nella stessa camera ardente, il cappellano dei carabinieri celebrerà una Messa in suffragio. Poi, alle 15 avrà luogo il corteo funebre per l’inumazione della salma, che sarà trasportata nella chiesa di Sant’Angelo, dove è stato disposto un ufficio funebre. Quindi sarà composto un corteo che sfilerà per le vie cittadine e al quale parteciperanno rappresentanze di tutte le forze armate. Agostino Mariani era orfano dei genitori e soltanto alcuni parenti giunti oggi da Macerata seguiranno il suo feretro fino al cimitero. Sembra intanto che si sia riusciti a identificare, per lo meno nei connotali fisici, l’individuo che sparò i quattro colpi di pistola contro i carabinieri, di cui uno uccise il Mariani. In proposito due degli arrestati di ieri, il Rossetti e il Mazzorati. che sono stati imputati di violenze e resistenza e perciò rinchiusi a San Vittore, avrebbero fatto importanti rivelazioni. D’ altra parte, subito dopo gli incidenti di piazza Cordusio, appena sfollata la piazza per effetto delle cariche di polizia, a terra, esattamente all’imbocco di via Dante, fu raccolto un bossolo di calibro 7.65. In quello stesso punto — vi sono testimonianze in proposito — si era concentrato un gruppo di partigiani, mentre la Celere caricava il corteo. Da quel gruppo, appena cadde colpito il carabiniere, si staccò un giovane, che, toltosi il fazzoletto rosso dal collo e sfilatasi la giacca come per eliminare la possibilità di riconoscimento, si allontanò in fretta. I connotati di quell’uomo forniti dai testimoni, corrispondono ai connotati dati dagli arrestati”. (4)
Dal quotidiano nazionale La Stampa di Torino
Il saluto di Milano al carabiniere caduto
Un corteo di quattro chilometri – Solo il tricolore sulla bara: né vessilli, né corone di partiti
Funerali di un soldato – Milano, 27 aprile 1948.
“Avesse potuto vederla, il carabiniere Angelo(Agostino n.d.r.) Mariani, tutta la gente schierata ai margini delle strade sulle quali passò la sua bara. Vederla con quei grandi occhi non ancora ventenni, di una freschezza un po’ triste, che adesso sappiamo erano occhi d’orfano; dietro la bara, prima dei suoi compagni, prima d’altre migliaia di sconosciuti, camminavano soltanto tre cugini, un uomo e due donne col velo in testa, che nella grande città avevano portato un pezzetto del paese nativo. II resto era folla. Folla dei reparti di ogni arma che procedevano inquadrati, folla dei componenti delle bande militari, le formazioni dei vigili urbani, dei pompieri e delle guardie notturne, folla dei reggitori delle innumerevoli corone allineate davanti al feretro come un lunghissimo tappeto, folla dei rappresentanti cittadini, chiunque sostava per un attimo a fare un segno di croce o un cenno di saluto. Tanta gente, a lui, forse sarebbe sembrata troppa. L’avesse veduta con quei suoi occhi d’orfano, può darsi avrebbe provato stupore per tutti quei vivi raccolti attorno a un morto, uno solo, una bara così piccola. Quante volte anche a lui, in questi anni di umanità ammazzata, in questo tempo duro e crudele, la notizia o lo spettacolo di un uomo ucciso saranno riusciti dolorosi ma non terribili, troppo facili e frequenti, e mescolati alla vita quotidiana, per non diventare in qualche modo consueti. Tanti, loro malgrado, hanno fatto l’abitudine al cadavere, e alla vista di corpi inerti hanno perduto il sentimento profondo e antico, della morte. Se mal aveva pensato questo, non per sua colpa ma per un destino proprio della sua età, adesso avrebbe saputo che invece a lui, Angelo (Agostino n.d.r.) Mariani, fino a due giorni fa sconosciuto, era capitato in sorte di riscuotere quel sentimento troppo a lungo sopito. Non un cadavere attraversava la città, non un morto, ma un ragazzo che avrebbe potuto esser risparmiato, uno per il quale da quarantotto ore una bella giornata non poteva significare più niente. Per questo molte donne ferme sul marciapiedi piangevano, e i tram avevano smesso di andare, e le saracinesche in vista del feretro si abbassavano rapidamente, ognuna rompendo il silenzio con un rumore simile al brivido. Per questo tutti, interrompendo il cammino, ritrovavano una compostezza istintiva; tutti immobili, anche quelli che due giorni avanti premevano tra i più accesi nel momento in cui il morto stava sparando in aria, e non sapevano che un’altra pallottola aveva già deliberatamente cercato il suo petto. Per questo, quando ancora da varie parti se ne contendono le spoglie, non lo seguiva nessuna bandiera. Lo accompagnava soltanto il tricolore disteso sulla bara, sotto la bandoliera un po’ sdrucita tenuta ferma dal peso del moschetto. Migliaia e migliaia di persone sulle facce delle quali si leggeva quanto sarebbe stato dolce e buono poter rendere la vita a un ragazzo obbediente. Le avesse vedute tutte, e tutti quei fiori, e udito quel silenzio che lo precedeva di metro in metro, dopo il primo smarrimento Angelo(Agostino n.d.r.) Mariani, lui ingiustamente ucciso, avrebbe forse capito che anche la sua morte può non esser stata inutile. E che il cammino dalla caserma al cimitero, quei chilometri di strada sotto il sole fermo e mite, non erano troppo lunghi “. r. r.(5)
Lacrime e fiori a Milano –27 aprile 1948
“Per quattro chilometri, dalla caserma di via Moscova al Cimitero Monumentale, il corteo che accompagna all’ultima dimora la salma del carabiniere Mariani è sfilato per le vie del centro e della periferia passando tra due cortine ininterrotte di folla. Senza che alcuno li avesse convocati, migliaia e migliaia di cittadini si sono schierati lungo il percorso e tutti mostravano un senso di commozione che la stessa solennità dell’evento faceva più accentuato: molte donne non sapevano trattenere le lacrime. Alcuni hanno voluto onorare la memoria del defunto portando mazzi di fiori e una pioggia di fiori è caduta sul feretro dalle finestre delle case quando esso è passato all’angolo di via Dante, nel punto in cui il Mariani cadde colpito a morte. Dopo l’ufficio funebre, che si è svolto nella chiesa di S. Angelo del Frati Minori conventuali, si è composto il corteo, che era aperto da un plotone di vigili urbani e dalla banda dei carabinieri, seguivano reparti in armi di tutti i corpi militari di stanza a Milano. Quindi le corone di fiori (ed erano, circa un centinaio) portate a braccia da rappresentanze di ogni categoria, e infine il clero coi frati salmodianti. Dietro il feretro, fiancheggiato da carabinieri in alta uniforme, erano un cugino dell’estinto, un umile contadino marchigiano, con la moglie e un figlioletto (la figlia n.d.r.); quindi il sottosegretario Marazza, in rappresentanza del governo, il generale Taddei, vice comandante dell’arma, il Prefetto il Questore, il Comandante Territoriale, ufficiali di tutte le armi e rappresentanze civili. Il corteo era chiuso dalla banda della pubblica sicurezza e da reparti di polizia. Sul piazzale del cimitero le truppe si sono schierate in quadrato, e dopo che il generale Taddei ha pronunciato brevi parole, hanno presentato le armi, mentre la bara veniva trasportata sul famedio in attesa della sepoltura, sepoltura che sarà rinviata di qualche giorno poichè dovrà prima procedersi alla perizia necroscopica non ancora eseguita. Al comando dei carabinieri di Milano sono pervenuti moltissimi telegrammi di condoglianze da ogni parte d’Italia e anche numerose offerte in denaro per opere di bene.
La solenne manifestazione di cordoglio cittadino, svoltasi nel massimo ordine è stata però turbata da qualche incidente subito soffocato dalla stessa folla. In largo Cairoli, in prossimità dove domenica avvenne lo scontro fra partigiani e carabinieri la sessantenne Caterina Mottironi, in una specie di esaltazione, ha cominciato ad inveire contro il corteo dicendo che era poco un solo ammazzato, ma ne dovevano uccidere di più. La reazione popolare è stata immediata e gli agenti a stento hanno sottratto la donna all’ira della folla. La donna è stata fermata e anche fermato è stato certo Carlo Lanterna, di anni …meccanico pregiudicato per furto, il quale faceva insinuazioni sulle cause della morte del carabiniere provocando il risentimento di quanti erano intorno. Al momento in cui il corteo stava per formarsi è arrivata una rappresentanza dell’Anpi con bandiera, ma è stata respinta insieme anche a corone della Democrazia Cristiana, poiché il comando dei carabinieri ha voluto specificare che non si trattava di una manifestazione di politica, ma soltanto del funerale di un soldato.
In seguito al rinvenimento di materiale bellico vario e di una radio trasmittente, operato dai carabinieri nella sede dell’Anpi di Via Ruffini, è stato denunciato all’autorità giudiziaria il segretario provinciale dell’Anpi locale Giovanni Pesce”.(6)
Dal quotidiano il Corriere di Milano – cronaca locale – mercoledì 28 aprile 1948
Cordoglio di un popolo al funerale del carabiniere Mariani
Austerità militare del corteo – Toccanti episodi lungo il percorso – Pioggia di fiori sul punto ove cadde la vittima del dovere – Lo sviluppo delle indagini per catturare l’uccisore.
“Silenziosa è stata nel pomeriggio di ieri la città, mentre la salma di Angelo (Agostino n.d.r.) Mariani, il carabiniere diciannovenne ucciso domenica in via Dante veniva trasportata al cimitero. Il corteo funebre, svoltosi in forma austera e solenne lungo un percorso di oltre quattordici chilometri, ha sfilato tra due ali di folla che, specie nelle vie e nelle piazze del centro, ha assunto proporzioni imponenti.
Dal Generale Giorgi, comandante generale dell’Arma, dai senatori e deputati e da numerose altre personalità di ogni parte d’Italia come pure dalle maestranze di numerosi stabilimenti, sono pervenute al comando della Legione Carabinieri di Milano telegrammi di cordoglio da parte dei privati e di enti sono inoltre giunte offerte in denaro da devolvere a scopi benefici per onorare la memoria del Caduto.
La bara, avvolta nel tricolore e portata a braccia da sei Carabinieri, appuntati e sottoufficiali, è stata accompagnata dal Cappellano del presidio Monsignor Vinai tra la folla delle autorità i reparti schierati in armi e il popolo assiepato lungo la via Moscova, alla chiesa di Sant’Angelo. All’ingresso del tempio parato a lutto e con nastri tricolore era il superiore del convento Padre Zucca. Sormontava la porta d’ingresso questa epigrafe:” Dio grande e misericordioso concede alla Patria Diletta, per il sacrificio del Carabiniere Angelo (Agostino n.d.r.) Mariani, la pace nella legge, la prosperità nel lavoro”.
Dopo l’assoluzione il feretro, sempre avvolto nel tricolore, è stato deposto su un auto furgone e sopra vi sono stati deposti il berretto, la daga e il moschetto che appartennero allo Scomparso, più un unico fascio di fiori bianchi e rossi: Il mazzo di una madre anonima. Il corteo si è quindi mosso lentamente alla cadenza della “Leggenda del Piave” su cui si alternava l’elegia di Sabatini “Sulla tomba di un eroe”.
Procedevano con le staffette motociclistiche della Vigilanza Urbana quattro motociclisti della Polizia Urbana e cinque Vigili in bicicletta, un reparto della Celere in servizio d’ordine, quindi una rappresentanza dei Vigili, un reparto dei Vigili del Fuoco e di Polizia Carceraria: poi la banda del Battaglione mobile dei Carabinieri, con i caratteristici pennacchi bianchi e rossi, seguita da una compagnia di formazione al comando di un capitano dei Bersaglieri, con le rappresentanze di tutti i corpi delle Forze Armate di stanza nella città. Dopo una compagnia di carabinieri in assetto di guerra erano ventisette corone portate a braccio dei Carabinieri e militari fra cui quelle del comando Prima Zona Aerea, del comando Forze Armate e una corona del Comitato Universitario recata da studenti in berretto goliardico. Seguiva la corona del Ministro dell’Interno, quindi il clero, con i frati di Sant’Angelo salmodianti ed un gruppo di cappellani militari. Dietro al feretro fiancheggiato da carabinieri, agenti appiedati del Corpo di Polizia a cavallo, tutti in alta uniforme. Erano in gramaglie il cugino dell’ Estinto, Pietro Fusari, umile contadino marchigiano con la propria moglie Ada Taccari e la figlia, immediatamente seguiti dal Sottosegretario onorevole Marazza il rappresentanza del Ministro dell’Interno, dal prefetto Ciotola, dal Generale Taddei vice comandante generale dell’Arma in rappresentanza del Comandante Generale, dal Questore, dal Generale Marazzani comandante territoriale di Milano, dal Generale Sannino comandante la divisione CC, dal Generale Mazzarelli comandante la Brigata e dal Generale Nuzzolo comandante la legione, da Monsignor Bernasconi in rappresentanza del Cardinale e poi senatori deputati ed uno stuolo di altre personalità.
Ripetutamente durante il percorso la bara è stata fatta segno ad una vera pioggia di fiori, particolarmente sotto alle finestre del palazzo della Montecatini e poi allo sbocco di via Dante in Largo Cairoli nel punto in cui il giovane carabiniere fu ucciso. In Largo Cairoli un gruppo di mutilati in carrozzella ha pregato un maresciallo dei carabinieri di prendere un grosso fascio di fiori da essi recato, e deporlo in segno d’omaggio sul feretro. Innumeri le donne che dai marciapiedi e da tutte le finestre hanno salutato col pianto il corteo funebre. Moltissimi negozi avevano anche abbassato le saracinesche in segno di lutto. Giunto sul piazzale del cimitero monumentale il corteo si è fermato e il generale Taddei, a nome del Comandante Generale dell’Arma, ha detto brevi parole di estremo saluto all’Estinto che solo da un anno apparteneva al corpo. Quindi le truppe schierate in quadrato hanno presentato le armi e il corteo si è sciolto.
Prima dell’inumazione la salma dovrà ancora essere sottoposta alla perizia necroscopica per le necessarie constatazioni di legge a documentare l’omicidio. La solenne manifestazione di cordoglio cittadino svoltasi nel massimo ordine è stata lievemente turbata da alcuni eccessi di facinorosi che la pronta reazione popolare ha subito costretto al silenzio. I carabinieri hanno soltanto proceduto al fermo del 23enne Carlo Lanterna di Ettore, abitante in strada Alzaia Naviglio Grande 6, pregiudicato per frasi calunniose pronunciate all’indirizzo dell’Arma. E’ invece è stata arrestata la sessantunenne Caterina Mottironi fu Augusto abitante in via Lamarmora 27, che aveva inveito contro la memoria del Caduto. Ha potuto essere a stento salvata dalla furia della folla che le era accanto in Largo Cairoli. Per quanto si riferisce dalle indagini volte ad arrestare l’esecutore materiale del delitto esse proseguono attivamente. Sono stati operati altri fermi e sono ormai identificati quasi tutti i componenti del gruppo da cui partirono le rivoltellate. Uno dei fermati di domenica, il Rossetti, ha dichiarato che prima vennero sparati, da un gruppo, dei colpi di rivoltella e soltanto dopo i carabinieri spararono alcune raffiche di mitra in aria”. (7)
Dal quotidiano il Corriere Lombardo – cronaca locale-Martedì 27 e mercoledì 28 aprile 1948
Fra due ali di popolo in via Dante
Passa il carabiniere nel punto ove cadde
Dietro il feretro il Sottosegretario Marazza e il vice comandante generale dell’Arma
“Milano ha preso parte oggi in maniera unanime ai funerali del Carabiniere diciannovenne Agostino Mariani, caduto nell’adempimento del dovere, uno dei più giovani militi della benemerita, che è venuto ad aggiungere il suo nome alla lunga schiera di quelli che compongono il sanguinoso ed eroico martirologio dell’Arma.
Dietro al feretro erano solo due cugini, essendo lo scomparso orfano dei genitori. Ma lo ha accompagnato anche il pianto di tante madri milanesi che hanno seguito la salma nel suo ultimo passaggio, attraverso le strade cittadine, fino al cimitero monumentale.
Questo dolore unanime della cittadinanza, si è rispecchiato in un manifesto pubblico, oggi dalla Giunta Municipale. In tale manifesto, dopo la deprecazione degli atti di violenza che hanno offuscato la celebrazione del 25 aprile ed il rimpianto espresso in nome della città per il sacrificio della giovane vittima, ”E’ rivolto un fervido accorato appello alla saggezza e alla responsabilità di tutti perché la concordia dei milanesi non sia mai più turbata e nuovi dolori e offese non rattristino e mortifichino questa già troppo sofferta e faticosa rinascita del popolo italiano”.
Anche l’Unione Commerciale Commercianti in un suo comunicato ha salutato reverente la memoria del Caduto mentre per tutta la giornata di ieri e ancora nella mattinata è stato un continuo mesto pellegrinaggio di autorità e di popolo che ha sfilato davanti alla salma esposta nella camera ardente allestita nel cortile della caserma di via Moscova.
Alle 11:00 il Cappellano dell’arma, Don Francesco Sordi, ha celebrato in caserma una messa al campo in suffragio del Caduto. Con i commilitoni in armi vi hanno presenziato anche il generale Mazzarelli, comandante di Brigata dei Carabinieri e il generale Nuzzolo comandante la legione di Milano, il capo della polizia, il comando generale dell’Arma il Questore e tutte le autorità hanno inviato corone e fiori.
Poco dopo le 15 il corteo funebre si è mosso dalla caserma di via Moscova tra due fitte ali di popolo che hanno, lungo il percorso fino al cimitero, reso l’estremo saluto alla salma. Reparti motorizzati precedono la sfilata a cui partecipano con i reparti dei Carabinieri larghe rappresentanze della polizia e delle Forze Armate di stanza in città. Seguono il feretro l’onorevole Marazza, sottosegretario agli interni, in rappresentanza del ministro Scelba, il generale Taddei vice comandante generale dell’Arma e tutte le autorità militari civili e politiche di Milano e provincia. Il Generale De Giorgis comandante generale dei Carabinieri ha inviato da Roma al comando della legione di Milano un commosso telegramma di cordoglio.
Nella chiesa di Sant’Angelo è stata impartita l’assoluzione alla salma. Dopodiché il corteo funebre lungo via Albania, Piazza Cavour, via Manzoni, via Dante, Foro Bonaparte, viale Montello e via Ceresio si dirige al monumentale”.
Chi l’ha ucciso?
Le indagini si ramificano – uno dei fermati fu già denunciato per i fatti di San Giuliano
“Proseguono intanto attivamente le indagini per identificare e arrestare l’individuo che ha ucciso il carabiniere Agostino Mariani durante i disordini di domenica scorsa in via Dante. Si era diffusa ieri sera in questura la voce che l’assassino fosse già stato riconosciuto Ma stamane non se ne ha conferma. I carabinieri sperano di poter localizzare il paese di provenienza del gruppo al quale apparteneva lo sparatore attraverso l’interrogatorio dei fermati i quali però sono certamente estranei all’uccisione. In sostanza gli arrestati sono tre: Pierino Marzorati di Serafino, 28 anni da San Giuliano Milanese, un certo Rossetti e un terzo individuo catturato questa mattina e di cui non viene per ora comunicato il nome. Il terzetto deve rispondere di oltraggio e resistenza alla forza pubblica, reati commessi qualche ora prima dell’incidente mortale.
Il Marzorati, prima ancora che si verificassero i discorsi al Castello, opponeva resistenza ai Carabinieri e oltraggiava il capitano Altomare e pertanto veniva arrestato. Era già stato denunciato il 17 aprile scorso perché aveva preso parte con altri alla sassaiola contro alcuni democristiani che tornavano in camion sulla strada di San Giuliano alle loro case dopo aver ascoltato il discorso dell’onorevole De Gasperi in Piazza Duomo. Molti democristiani venivano feriti in quell’occasione e il Marzorati non fu arrestato solo perché, quando i carabinieri poterono procedere alla sua identificazione, era già trascorsa la flagranza. Nel pomeriggio di oggi con tutta probabilità i carabinieri che hanno destinato una squadra speciale all’identificazione dell’uccisore del loro compagno procederanno ad altri fermi”.
La perquisizione all’Anpi: denunziati Pesce e Casali
“Ieri poco dopo mezzogiorno un gruppo di funzionari di Polizia e di ufficiali dei Carabinieri ha proceduto a un’accurata perquisizione nella sede dell’Anpi, in via Conservatorio, alla presenza del vicesegretario generale Casali. Nell’ufficio di quest’ultimo è stato trovato un apparecchio radio da campo trasmittente. In una cantina sono stati rinvenuti proiettili di carabina automatica americana. In seguito al rinvenimento sono stati denunciati all’autorità giudiziaria il dirigente provinciale dell’Anpi Pesce e il vicesegretario Casali”.(8)
Dalla Voce Adriatica – venerdì 30 Aprile 1948
A una vittima del dovere
Loro Piceno prepara solenni Onoranze – Loro Piceno 29 aprile 1948
“Profonda e dolorosa impressione ha prodotto in tutta la cittadinanza la notizia della morte del Carabiniere Agostino Mariani, che era da tutti conosciuto quale giovane sotto ogni aspetto irreprensibile, ben voluto e apprezzato. La sua cultura, il senso del dovere, la disciplina appresa nell’orfanotrofio facevano prevedere che al giovane si aprisse una brillantissima carriera.
Il sindaco ha pubblicato il seguente manifesto, affisso in molte vie, stampato e listato al lutto: ”Municipio di Loro Piceno- Con grande dolore partecipo al paese la morte del concittadino Agostino Mariani, mite e buono, tragicamente ucciso ieri in Milano a soli diciotto anni di età, nell’adempimento del suo dovere militare. Onore alla sua memoria – Loro Piceno 26 aprile 1948 – Il sindaco: Lorenzo Emiliozzi”.
Nell’attesa che la salma del nostro giovane concittadino venga traslata in questo suo paese natale per essere tumulata nel Camposanto dove riposano i genitori di lui, si stanno approntando solenni funerali”.(9)
Dalla Voce Adriatica – Mercoledì 11 maggio 1948
È tornata Loro Piceno la salma di Agostino Mariani
Solenne onoranze sono state rese al carabiniere vittima a Milano di mano assassina- le maggiori autorità della provincia presenti ai funerali.
Loro Piceno 10 maggio 1948
“Ieri è giunta qui la salma del Carabiniere Agostino Mariani caduto vittima del dovere, il 25 scorso a Milano. Tutte le finestre erano imbandierate. Nella chiesa di San Francesco è stata celebrata una solenne cerimonia funebre: la bara era coperta di fiori freschi, ai lati facevano servizio d’onore quattro carabinieri in grande uniforme di parata. Funzionava il priore Monsignor Morbiducci assistito dal clero locale; la musica è stata eseguita dalla cappella, diretta dal Maestro Valentini.
Erano presenti numerosi parenti del defunto, il Prefetto, i Sindaci di Loro (Piceno n.d.r.) e di Macerata, il Questore, il Colonnello Montorsi ed il Maggiore Grimaldi del presidio di Macerata, il Maggiore Vetusti e i Capitani Capozzo e Santini dei Carabinieri, il Procuratore della Repubblica, il Pretore di San Ginesio, il Tenente della Guardia di Finanza, il consiglio di amministrazione delle Istituzioni Cura e Ricovero di Macerata al completo con il presidente Pallotta e del direttore dell’orfanotrofio signor Feriozzi, reparti armati di carabinieri e della polizia.
Finita la cerimonia religiosa si è formato il corteo per accompagnare la salma al nostro Camposanto dove riposano i genitori della giovane vittima.
Oltre tutte le autorità su ricordate hanno preso parte all’ accompagno: l’Asilo, le Scuole, il Municipio, la Cooperativa Riscatto, il CRAL, il Circolo San Liberato ed il Corpo Filarmonico Comunale. Erano anche presenti gli ufficiali in congedo: Anitori, Cecchi, Del Balzo, Di Spilimbergo, Mori, Porfiri, Properzi, Manardi, Compagnucci, Tedeschi, Morbiducci e Splendiani.
Notate ricche corone di fiori freschi inviate dal Prefetto, dalla Questura, dalla città di Macerata, dai commilitoni, dal Comune di Loro, dalla famiglia Fusari, dal Conte Bernetti, dai superiori e dagli alunni dell’Orfanotrofio di Macerata, dagli amici di Loro, dall’IRCC di Macerata. Seguiva una folla interminabile.
Al camposanto hanno pronunciato commoventi discorsi il maggiore Vetusti, il sindaco di Macerata, il signor Rossetti dell’amministrazione dell’orfanotrofio dove fu alunno amatissimo il Mariani e l’alunno D’Amico.
I reparti militari hanno reso gli onori militari.
La manifestazione solenne ed affettuosa che tutta la cittadinanza di Loro ha con un solo cuore tributato alla salma del giovane concittadino, dopo l’apoteosi del 27 scorso di tutta Milano che rappresentava il cuore di tutta Italia, è affermazioni di rimpianto e di propositi perché la gran madre Italia non debba in seguito piangere più fratricidi”.(10)
Dal giornale Risveglio Piceno – 24 Maggio 1948
Da Loro Piceno
“Domenica 9 questo paese ha vissuto una giornata di grande emozione: è giunta da Milano la salma del concittadino Agostino Mariani, caduto vittima del dovere per mano assassina nella metropoli lombarda, mentre prestava servizio nell’Arma dei Carabinieri. Alla notizia della tragedia la popolazione era stata colpita nel più vivo dei suoi affetti, perché tutti i loresi amavano questo giovinetto, che è rimasto orfano in tenera età. Con costanza ed abnegazione aveva iniziato la vita militare, a lui sorrideva un brillante avvenire. Con cuore materno Loro Piceno è convenuto in massa da ogni contrada all’arrivo della salma, ha assistito ai solenni funerali e l’ha accompagnata al cimitero in un lunghissimo corteo attraverso le vie imbandierate a lutto, mentre dalle finestre di ogni casa piovevano fiori sulla bara portata a spalla dai carabinieri. Il silenzio solenne era interrotto dal suono funebre della locale banda musicale: tutti i negozi erano chiusi.
Manifestazione di queste proporzioni, con la partecipazione di tutto il popolo, non è stata mai ricordata nel nostro paese, ed ha prodotto viva ammirazione nelle autorità militari politiche amministrative e giudiziarie intervenute da Macerata e da San Ginesio insieme con reparti armati di carabinieri e di agenti di pubblica sicurezza, recando numerose e ricche corone di fiori.
Gli alati discorsi del maggiore dei carabinieri il cavalier Vetusti, del sindaco di Macerata, del giovinetto D’Amico, e del signor Rossetti dell’orfanotrofio Maceratese, dove fu alunno il Mariani hanno sintetizzato l’unanime affettuoso rimpianto per la vittima nel patriottico e umanitario augurio che essa sia l’ultima a bagnare la Patria di sangue fraterno”. (11)
Note:
(1)(2) https://osservatoriodemocraticosullenuovedestre18.wordpress.com/2020/04/24/441/ ⇑
(3) https://milano.corriere.it/foto-gallery/cronaca/18_gennaio_05/ucciso-carabiniere-angelo-mariani-corteo-25-aprile-1948-manifestazione-a68cd7e8-f1fe-11e7-97ff-2fed46070853.shtml ⇑
(4)(5)(6) da La Stampa – archivio storico ⇑
(7) dall’articolo del Corriere di Milano del 28 aprile 1948 ⇑
(8) dall’articolo del Corriere di Milano del 27 e 28 aprile 1948 ⇑
(9) dall’articolo della voce Adriatica del 30 Aprile 1948 ⇑
(10) dall’articolo della Voce Adriatica dell’11 maggio 1948 ⇑
(11)dal giornale “Risveglio Piceno del 24 maggio 1948 ⇑